Da Impegno Comune e Onda Ligure Consumo & Ambiente
Sta per essere approvato in Liguria un Decreto, avente carattere di urgenza, che unifica le cinque attuali ASL in un’unica Azienda sanitaria regionale, articolata in cinque Aree corrispondenti alle ASL attuali, cui si aggiunge una sesta Area con poteri di supervisione, monitoraggio, gestione degli acquisti e controllo delle attività.
Sulla carta si parla di potenziamento delle Case di Comunità, della Telemedicina e dell’Assistenza domiciliare, elementi centrali della Missione 6 del PNRR dedicata alla Sanità pubblica.
Ma, concretamente, quali saranno i risvolti per i cittadini?
Con un’unica ASL regionale, un paziente residente alla Spezia potrebbe ritrovarsi a dover prenotare una visita a Savona; allo stesso modo, un cittadino di Imperia potrebbe essere costretto ad attraversare tutte le autostrade liguri – già note per cantieri e disagi – per raggiungere Chiavari e svolgere un accertamento specialistico. Tutto ciò rientrerebbe nella “normalità”, poiché si tratterebbe comunque di prestazioni erogate all’interno della stessa Azienda sanitaria: di fatto, il diritto alla prossimità delle cure verrebbe fortemente ridimensionato.
La riforma, presentata come urgente, dovrebbe diventare operativa dal 1° gennaio 2026. L’obiettivo dichiarato è una razionalizzazione dei costi e una migliore distribuzione del personale sanitario e amministrativo. A dirigere la nuova maxi-ASL sarà un Direttore Generale affiancato da poche figure apicali, mentre gli attuali direttori delle ASL verranno declassati a Direttori di Area.
A Genova nascerà inoltre la AOM – Azienda Ospedaliera Metropolitana – che unificherà l’Ospedale San Martino, il Galliera e Villa Scassi.
Si tratta dunque di un accentramento amministrativo, gestionale e decisionale che concentra ancora di più potere e funzioni sul capoluogo regionale, lasciando ai territori un ruolo marginale e meno autonomo rispetto a oggi.
È difficile, allo stato attuale, immaginare scenari realmente migliorativi per i cittadini. Anzi, il rischio concreto è quello di una regressione: minor autonomia locale, maggiore distanza tra servizi e utenti, più burocrazia e meno capacità di ascoltare le esigenze reali dei territori.
Di fronte a una riforma di questa portata, ciò che manca completamente è il coinvolgimento dei territori. Ancora una volta si procede con una decisione calata dall’alto, senza alcun confronto reale con amministratori locali, operatori sanitari, comitati, associazioni o semplici cittadini che ogni giorno si scontrano con liste d’attesa interminabili, carenze di personale e servizi sempre più distanti.
Si parla di razionalizzazione, ma la sensazione è che si voglia semplicemente “fare cassa” tagliando, accorpando e centralizzando, senza un vero piano per migliorare la qualità dell’assistenza.
Il rischio immediato è che le comunità periferiche vengano ulteriormente penalizzate, con territori che già oggi faticano a garantire servizi minimi e che domani potrebbero ritrovarsi ancor più marginalizzati.
Un altro tema decisivo, di cui non esiste traccia nella riforma, riguarda le carenze di organico che affliggono tutti i presìdi liguri. Prima di pensare a un’unica struttura regionale, occorrerebbe spiegare come si intende colmare la mancanza di medici, infermieri, tecnici e amministrativi.
Inoltre, quale sarà il modello di reclutamento? I concorsi verranno banditi per Aree territoriali o per l’unica ASL regionale?
Se si optasse per concorsi centralizzati, con assegnazione non definita, chi si candiderebbe sapendo di poter essere collocato in qualunque punto della Liguria, senza garanzia di stabilità territoriale?
È una domanda che riguarda non solo i futuri operatori, ma la sostenibilità stessa del sistema sanitario regionale.
I cittadini meritano trasparenza: quali garanzie reali ci sono che questo nuovo modello non aumenterà le disuguaglianze territoriali? Chi controllerà che gli spostamenti obbligati da una parte all’altra della Liguria non diventino la norma? Dove sono le valutazioni di impatto, i dati, i numeri che motivano un’operazione così drastica?
La sanità pubblica ha bisogno di essere rafforzata, non accentrata. Ha bisogno di prossimità, non di ulteriore distanza.
Una riforma fatta in questo modo, in assenza di un confronto vero e senza un piano dettagliato sugli effetti per ogni territorio, rischia di trasformarsi nell’ennesimo passo indietro per i cittadini liguri.
Impegno Comune
Onda Ligure Consumo & Ambiente
