In questi giorni, nella nostra città, sono apparsi cartelloni pubblicitari con messaggi che riteniamo gravemente offensivi e discriminatori, firmati da un’associazione nota per le sue campagne ideologiche contro i diritti civili, in particolare contro le persone LGBTIQ+.
Frasi come
“Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso – Giulio, 13 anni” o
“La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine – Matilde, 16 anni”
non sono semplici opinioni.
Sono costruzioni comunicative che alimentano la paura, la disinformazione e il pregiudizio, in particolare verso i più giovani, che dovrebbero invece crescere in un ambiente educativo aperto, rispettoso e inclusivo.
Abbiamo segnalato questi messaggi al Comune di Chiavari, chiedendo che vengano rimossi, in quanto potenzialmente in violazione dell’articolo 23, comma 4-bis del Codice della Strada, che vieta ogni forma di pubblicità che risulti lesiva della dignità delle persone e che contenga messaggi omotransfobici o discriminatori.
Diversi comuni, come ad esempio Roma, hanno rimosso questi cartelli a poche ore dall’apparizione.
Ma il punto non è solo normativo. Il punto è etico e culturale.
È ormai urgente introdurre, anche nelle nostre scuole, percorsi di educazione all’affettività, al rispetto reciproco e alla cittadinanza consapevole.
Non si tratta di “indottrinare”, come qualcuno falsamente insinua, ma di costruire comunità sane, dove nessuno debba sentirsi escluso, giudicato o deriso per ciò che è.
Chi semina odio nei confronti delle differenze contribuisce a una società più fragile, più spaventata e meno libera.
Crediamo in una scuola che accompagna i ragazzi e le ragazze a crescere con strumenti di consapevolezza, empatia e spirito critico. Crediamo in una città che non tollera la discriminazione travestita da libertà d’espressione.
Chi educa, non discrimina. Chi rispetta, non divide.
Davide Grillo
